Ancora sui latti
- 23 Mar 2007 alle 17:02:00
In una lettera inviata al Ministro della Salute e all’Antitrust, l’Istituto "Mario Negri" sottolinea alcuni dati che ci piace riprendere.
1. È vero che circa il 95% dei neonati al momento della dimissione dall’ospedale è allattato al seno, ma solo il 30% lo è ancora a sei mesi di vita: un tasso lontano da quello indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da quello raggiunto in altre nazioni europee (per esempio, i Paesi nordici).
2. In tale contesto almeno il 70% dei nati (circa 400.000 neonati) utilizza ogni anno sostituti del latte materno di tipo UNO (latti di partenza o starting).
3. Le Regioni con il maggior tasso di maternità (Campania, Sicilia, Puglia, Calabria) sono quelle con il più basso tasso di allattamento esclusivo al seno (38-58%): dove si nasce di più si allatta di meno.
4. Una recente (novembre 2006) rilevazione dei prezzi al pubblico di alcuni sostituti del latte materno (all’interno del monitoraggio
iniziato nel 1998 e a cui Quaderni acp ha dato ampio risalto) ha registrato una diminuzione dei prezzi dei latti di tipo UNO del 18-44% nella grande distribuzione e del 15-44% nelle farmacie se confrontati a quelli del settembre 2004. I prezzi, però, con la sola eccezione di due prodotti, sono ancora lontani da quelli europei per lo stesso latte, marca e confezione.
5. Il mercato italiano continua a essere insolito: con una decina di aziende che commercializzano oltre 150 formulazioni di latte con un centinaio di nomi commerciali e un ampio intervallo di pezzatura e prezzo. Il profilo emergente è identico a quello del passato: alcuni latti sono venduti solo nella grande distribuzione, altri solo in farmacia (la maggioranza), alcuni in entrambi i punti vendita (ma a maggior costo in farmacia). Ci sono casi estremi: latti acquistati in farmacia i cui prezzi variano da 11 a 26,67 euro/kg e che in Germania costano 10,60 euro/kg.
6. Non ci sono tuttora evidenze scientifiche (nessuno studio è mai stato condotto in proposito) che documentino che i neonati italiani abbiano latti più costosi perché superiori di qualità e crescano quindi meglio dei coetanei "normali" tedeschi.
7. Una famiglia italiana, oggi, può spendere dai 111 ai 315 euro nei primi cinque mesi di vita del proprio figlio solo per l’acquisto di un latte in polvere equivalente, ma di marca diversa, a seconda dell’indicazione ricevuta dal medico.
1. È vero che circa il 95% dei neonati al momento della dimissione dall’ospedale è allattato al seno, ma solo il 30% lo è ancora a sei mesi di vita: un tasso lontano da quello indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da quello raggiunto in altre nazioni europee (per esempio, i Paesi nordici).
2. In tale contesto almeno il 70% dei nati (circa 400.000 neonati) utilizza ogni anno sostituti del latte materno di tipo UNO (latti di partenza o starting).
3. Le Regioni con il maggior tasso di maternità (Campania, Sicilia, Puglia, Calabria) sono quelle con il più basso tasso di allattamento esclusivo al seno (38-58%): dove si nasce di più si allatta di meno.
4. Una recente (novembre 2006) rilevazione dei prezzi al pubblico di alcuni sostituti del latte materno (all’interno del monitoraggio
iniziato nel 1998 e a cui Quaderni acp ha dato ampio risalto) ha registrato una diminuzione dei prezzi dei latti di tipo UNO del 18-44% nella grande distribuzione e del 15-44% nelle farmacie se confrontati a quelli del settembre 2004. I prezzi, però, con la sola eccezione di due prodotti, sono ancora lontani da quelli europei per lo stesso latte, marca e confezione.
5. Il mercato italiano continua a essere insolito: con una decina di aziende che commercializzano oltre 150 formulazioni di latte con un centinaio di nomi commerciali e un ampio intervallo di pezzatura e prezzo. Il profilo emergente è identico a quello del passato: alcuni latti sono venduti solo nella grande distribuzione, altri solo in farmacia (la maggioranza), alcuni in entrambi i punti vendita (ma a maggior costo in farmacia). Ci sono casi estremi: latti acquistati in farmacia i cui prezzi variano da 11 a 26,67 euro/kg e che in Germania costano 10,60 euro/kg.
6. Non ci sono tuttora evidenze scientifiche (nessuno studio è mai stato condotto in proposito) che documentino che i neonati italiani abbiano latti più costosi perché superiori di qualità e crescano quindi meglio dei coetanei "normali" tedeschi.
7. Una famiglia italiana, oggi, può spendere dai 111 ai 315 euro nei primi cinque mesi di vita del proprio figlio solo per l’acquisto di un latte in polvere equivalente, ma di marca diversa, a seconda dell’indicazione ricevuta dal medico.